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La sclerosi laterale amiotrofica o SLA: primi sintomi e caratteristiche

La sclerosi laterale amiotrofica, comunemente nota come SLA, rappresenta una malattia neurodegenerativa progressiva che colpisce i motoneuroni del sistema nervoso centrale e periferico. Questa patologia, sebbene relativamente rara, ha un impatto devastante sulla qualità di vita dei pazienti e delle loro famiglie.

Cos’è la sclerosi laterale amiotrofica

La sclerosi laterale amiotrofica è una malattia del sistema nervoso che comporta la degenerazione progressiva dei motoneuroni, le cellule nervose responsabili del controllo volontario dei muscoli. Il termine “laterale” si riferisce alle aree laterali del midollo spinale dove si trovano i motoneuroni superiori, mentre “amiotrofica” indica l’atrofia muscolare conseguente alla perdita di innervazione.

La patologia colpisce sia i motoneuroni superiori, localizzati nella corteccia cerebrale, che quelli inferiori, situati nel tronco encefalico e nel midollo spinale. Questa doppia localizzazione determina il quadro clinico caratteristico della malattia, con segni di lesione sia del primo che del secondo motoneurone.

La prevalenza della SLA si aggira intorno ai 2-3 casi ogni 100.000 abitanti, con un’incidenza annuale di circa 1-2 nuovi casi per 100.000 persone. La malattia colpisce prevalentemente adulti di età compresa tra i 50 e i 70 anni, con una lieve predominanza maschile.

Principali caratteristiche della SLA

Le caratteristiche principali della sclerosi laterale amiotrofica includono la progressività inesorabile, l’interessamento selettivo dei motoneuroni e la preservazione delle funzioni cognitive nella maggior parte dei casi. La malattia presenta un decorso variabile, ma generalmente progressivo e fatale.

La selettività della degenerazione rappresenta una caratteristica distintiva: vengono colpiti esclusivamente i motoneuroni responsabili del movimento volontario, mentre rimangono preservati i neuroni che controllano le funzioni autonome come il battito cardiaco, la digestione e la funzione vescicale.

La variabilità clinica è notevole, con forme che possono esordire con sintomi degli arti superiori, inferiori o con interessamento bulbare. Questa eterogeneità di presentazione può rendere inizialmente difficile la diagnosi.

Un aspetto particolare è la conservazione delle funzioni intellettive nella maggior parte dei pazienti, sebbene in alcuni casi si possa associare una forma di demenza frontotemporale.

Quali sono i primi sintomi della SLA

I primi sintomi della SLA possono essere subdoli e facilmente attribuibili ad altre condizioni meno gravi. L’esordio è tipicamente asimmetrico e focale, interessando inizialmente un gruppo muscolare specifico prima di estendersi progressivamente.

Nell’esordio spinale, che rappresenta circa il 70% dei casi, i primi segni includono debolezza e atrofia muscolare che iniziano tipicamente in una mano o in un piede. I pazienti possono riferire difficoltà nell’eseguire movimenti fini come abbottonare una camicia, scrivere o manipolare piccoli oggetti.

La fascicolazione rappresenta un sintomo precoce caratteristico, consistente in contrazioni muscolari involontarie visibili sotto la pelle. Questi “guizzi” muscolari possono precedere di mesi la comparsa di debolezza clinicamente evidente.

Nell’esordio bulbare, che interessa circa il 25% dei pazienti, i primi sintomi coinvolgono i muscoli innervati dai nervi cranici, con difficoltà nella deglutizione, articolazione della parola e masticazione.

Quali sono i sintomi della sclerosi laterale amiotrofica

I sintomi della sclerosi laterale amiotrofica si sviluppano gradualmente e progrediscono in modo inesorabile. La debolezza muscolare rappresenta il sintomo cardine, iniziando focalmente e diffondendosi secondo un pattern caratteristico.

La debolezza degli arti superiori si manifesta inizialmente con difficoltà nell’afferrare oggetti, riduzione della forza di presa e progressiva atrofia dei muscoli della mano. La perdita della motilità fine precede generalmente quella della forza grossolana.

Negli arti inferiori, i primi segni includono difficoltà nel camminare, tendenza all’inciampo, debolezza nel sollevare il piede e progressiva riduzione della velocità di marcia. La spasticità può accompagnare la debolezza, causando rigidità muscolare.

I sintomi bulbari comprendono disartria con difficoltà nell’articolazione delle parole, disfagia con problemi nella deglutizione di liquidi e solidi, e siallorrea dovuta alla difficoltà nel controllare la salivazione.

La dispnea rappresenta un sintomo tardivo ma grave, conseguente alla debolezza dei muscoli respiratori, particolarmente del diaframma e dei muscoli intercostali.

Differenze con altre patologie neurologiche

È importante distinguere la SLA da altre condizioni neurologiche che possono presentare sintomi simili. La sclerosi multipla, ad esempio, presenta un decorso tipicamente a ricadute e remissioni, mentre la SLA ha un andamento progressivo continuo.

La miastenia gravis può causare debolezza muscolare, ma presenta caratteristiche distintive come la faticabilità e il miglioramento con il riposo, oltre alla possibilità di fluttuazioni nell’arco della giornata.

Le neuropatie periferiche possono causare debolezza e atrofia, ma generalmente presentano un coinvolgimento sensitivo associato, che è assente nella SLA classica.

La malattia di Kennedy rappresenta una forma particolare di atrofia muscolare spinale che colpisce prevalentemente gli uomini e ha un decorso più lento rispetto alla SLA classica.

Quanto si vive con la sclerosi laterale amiotrofica

La prognosi della sclerosi laterale amiotrofica è variabile, ma generalmente infausta. La sopravvivenza mediana dalla comparsa dei primi sintomi si aggira intorno ai 3-5 anni, sebbene esistano notevoli variazioni individuali.

Circa il 20% dei pazienti sopravvive oltre i 5 anni dalla diagnosi, mentre una piccola percentuale può avere un decorso più prolungato. I fattori prognostici favorevoli includono l’età giovanile all’esordio, l’esordio agli arti anziché bulbare, e un decorso inizialmente più lento.

L’insufficienza respiratoria rappresenta la principale causa di morte, conseguente alla progressiva debolezza dei muscoli respiratori. La ventilazione meccanica può prolungare la sopravvivenza, ma solleva importanti questioni etiche e di qualità della vita.

Forme particolari come la SLA familiare o alcune varianti cliniche possono presentare decorsi atipici, con sopravvivenze anche superiori ai 10 anni.

Che differenza c’è tra sclerosi multipla e SLA

Esistono differenze sostanziali tra sclerosi multipla e sclerosi laterale amiotrofica, nonostante entrambe siano malattie neurodegenerative. La sclerosi multipla è una patologia demielinizzante che colpisce la sostanza bianca del sistema nervoso centrale.

Il decorso clinico rappresenta una differenza fondamentale: la sclerosi multipla presenta tipicamente un andamento a ricadute e remissioni, specialmente nelle fasi iniziali, mentre la SLA ha un decorso progressivo continuo senza remissioni.

I sintomi differiscono significativamente: la sclerosi multipla può causare disturbi sensitivi, visivi, dell’equilibrio e delle funzioni cognitive, mentre la SLA colpisce selettivamente il sistema motorio.

L’età di esordio tende ad essere diversa: la sclerosi multipla colpisce prevalentemente giovani adulti tra i 20 e i 40 anni, mentre la SLA ha un picco di incidenza tra i 50 e i 70 anni.

Diagnosi e approccio clinico

La diagnosi di SLA è principalmente clinica e si basa sui criteri di El Escorial rivisti, che richiedono evidenze di degenerazione sia del motoneurone superiore che inferiore in più regioni anatomiche.

Gli esami strumentali includono l’elettromiografia, che può rilevare segni di denervazione attiva e cronica, e la risonanza magnetica cerebrale e spinale per escludere altre patologie.

Non esistono test specifici per la SLA, rendendo la diagnosi un processo di esclusione che richiede tempo e un approccio multidisciplinare. I biomarcatori ematici e liquorali sono oggetto di ricerca ma non ancora disponibili nella pratica clinica.

Gestione terapeutica attuale

Il trattamento della SLA è principalmente sintomatico e di supporto, mirando a mantenere la qualità della vita e rallentare la progressione quando possibile. Il riluzolo rappresenta l’unico farmaco approvato che ha dimostrato un modesto effetto sul rallentamento della progressione.

L’approccio multidisciplinare è essenziale e include fisioterapia per mantenere la mobilità, logopedia per i disturbi della deglutizione e del linguaggio, supporto nutrizionale e assistenza respiratoria.

Le cure palliative assumono un ruolo centrale nella gestione della malattia, con particolare attenzione al controllo del dolore, al supporto psicologico e alle decisioni di fine vita.

La ricerca terapeutica è molto attiva, con numerosi studi clinici in corso che testano nuovi approcci farmacologici, terapie geniche e cellulari.