La toxoplasmosi: come accorgersi di averla
La toxoplasmosi è un’infezione causata da un parassita chiamato Toxoplasma gondii, diffuso in tutto il mondo.
Sebbene nella maggior parte dei casi l’infezione passi inosservata o provochi sintomi lievi, può rappresentare un rischio serio per alcune categorie di persone, in particolare per le donne in gravidanza e per chi ha un sistema immunitario compromesso.
Cos’è la toxoplasmosi
La toxoplasmosi è una malattia parassitaria provocata dal Toxoplasma gondii, un microrganismo unicellulare che può infettare la maggior parte degli animali a sangue caldo, compresi gli esseri umani. Il parassita ha un ciclo vitale complesso che coinvolge diversi ospiti, ma i gatti rappresentano l’ospite definitivo, l’unico nel quale il parassita può completare il suo ciclo riproduttivo.
Quando una persona sana con un sistema immunitario normale viene infettata, il corpo sviluppa anticorpi specifici che conferiscono un’immunità permanente. Questo significa che chi ha già avuto la toxoplasmosi non può essere reinfettato. Tuttavia, il parassita può rimanere dormiente nell’organismo sotto forma di cisti e riattivarsi in caso di grave immunodepressione.
L’infezione è molto comune: si stima che circa un terzo della popolazione mondiale sia entrata in contatto con il Toxoplasma gondii nel corso della vita. In Italia, la percentuale di donne in età fertile che hanno già contratto l’infezione varia tra il 40% e il 60%, con differenze regionali significative.
Vie di trasmissione
Comprendere come si trasmette la toxoplasmosi è fondamentale per adottare efficaci strategie di prevenzione. La via di trasmissione più comune è l’ingestione di carne cruda o poco cotta contenente cisti del parassita. Maiale, agnello e selvaggina sono particolarmente a rischio, mentre il pollame è meno frequentemente contaminato.
Il contatto con feci di gatto infetto rappresenta un’altra importante via di contagio. I gatti eliminano le oocisti del parassita con le feci dopo aver ingerito prede infette o carne cruda. Le oocisti diventano infettive dopo 1-5 giorni nell’ambiente e possono rimanere vitali nel terreno per mesi o addirittura anni.
Il contagio può avvenire toccando la lettiera del gatto e poi portando le mani alla bocca senza lavarle, oppure maneggiando terra contaminata durante attività di giardinaggio. Anche le verdure crude non lavate accuratamente, contaminate da terreno contenente oocisti, possono trasmettere l’infezione.
L’acqua contaminata rappresenta una via di trasmissione meno frequente ma possibile, soprattutto in aree con scarsi standard igienici.
La trasmissione verticale dalla madre al feto durante la gravidanza è particolarmente rilevante dal punto di vista clinico. Se una donna contrae l’infezione per la prima volta durante la gestazione, il parassita può attraversare la placenta e infettare il bambino, causando la toxoplasmosi congenita.
È importante sottolineare che la toxoplasmosi non si trasmette da persona a persona attraverso il contatto diretto. Non ci si può contagiare toccando una persona infetta, respirando la stessa aria o attraverso rapporti sessuali. Le uniche eccezioni sono la trasmissione da madre a feto e, molto raramente, attraverso trapianti d’organo o trasfusioni di sangue.
Sintomi
Nella maggior parte delle persone sane, l’infezione da Toxoplasma gondii decorre in modo completamente asintomatico. Quando i sintomi si manifestano, sono spesso così lievi e aspecifici da essere facilmente confusi con una comune influenza o con altre infezioni virali.
I sintomi più comuni includono gonfiore dei linfonodi, soprattutto quelli del collo e della regione sottomandibolare. I linfonodi ingrossati sono generalmente indolori o solo lievemente dolenti alla palpazione e possono persistere per settimane o mesi.
La febbre è presente in alcuni casi, solitamente non molto alta e accompagnata da malessere generale. Stanchezza persistente e affaticamento possono durare diverse settimane, anche dopo la scomparsa degli altri sintomi.
Dolori muscolari diffusi, mal testa e mal di gola completano il quadro sintomatologico tipico dell’infezione acuta. In alcuni casi può comparire una lieve eruzione cutanea.
Nelle persone immunocompromesse, come pazienti con AIDS, sottoposti a chemioterapia o in terapia immunosoppressiva dopo trapianti, l’infezione può assumere forme molto più gravi. Il parassita può colpire il cervello causando encefalite da toxoplasma, che si manifesta con confusione mentale, convulsioni, disturbi motori, alterazioni della personalità e deficit neurologici focali.
L’infezione oculare può verificarsi sia in persone immunocompetenti che immunodepresse, causando corioretinite con visione offuscata, dolore oculare, fotofobia e, nei casi gravi, perdita della vista.
Come ci si Accorge di averla
Accorgersi di avere la toxoplasmosi attraverso i soli sintomi è difficile, proprio perché nella maggior parte dei casi l’infezione è asintomatica o provoca disturbi molto aspecifici. La diagnosi viene generalmente posta attraverso esami del sangue che ricercano la presenza di anticorpi specifici contro il Toxoplasma gondii.
Il test sierologico identifica due tipi di anticorpi: le IgM, che compaiono precocemente durante l’infezione acuta e tendono a scomparire nel giro di alcuni mesi, e le IgG, che si sviluppano più lentamente ma persistono per tutta la vita, indicando un’infezione pregressa e conferendo immunità.
L’interpretazione dei risultati richiede competenza medica. La presenza di sole IgG positive indica un’infezione passata e quindi immunità. La presenza di IgM positive può indicare un’infezione recente, ma le IgM possono persistere per molti mesi o addirittura anni in alcune persone, rendendo difficile stabilire con precisione quando è avvenuto il contagio.
Per le donne in gravidanza, determinare il momento dell’infezione è cruciale. Se l’infezione è avvenuta prima del concepimento, non c’è rischio per il feto. Se invece si verifica durante la gravidanza, possono essere necessari ulteriori accertamenti come l’amniocentesi per verificare se il feto è stato infettato.
Nelle persone immunocompromesse con sintomi neurologici, possono essere necessari esami più approfonditi come risonanza magnetica cerebrale o, in casi selezionati, biopsia cerebrale per confermare la diagnosi di encefalite da toxoplasma.
In che mese della gravidanza è più pericolosa?
La pericolosità della toxoplasmosi in gravidanza varia significativamente in base al trimestre in cui avviene l’infezione materna. Questo aspetto è fondamentale per comprendere i rischi e le strategie di gestione.
Nel primo trimestre di gravidanza, il rischio di trasmissione materno-fetale è relativamente basso, circa il 15%. Tuttavia, se l’infezione viene trasmessa al feto in questa fase, le conseguenze possono essere molto gravi, con possibilità di aborto spontaneo o malformazioni fetali severe.
Nel secondo trimestre, la probabilità di trasmissione aumenta fino al 30-40%. Le conseguenze per il feto sono generalmente meno gravi rispetto al primo trimestre, ma possono comunque verificarsi danni significativi.
Nel terzo trimestre, il rischio di trasmissione raggiunge il 60-80%, ma fortunatamente le conseguenze per il bambino sono solitamente più lievi. Molti neonati infettati nel terzo trimestre nascono asintomatici, anche se possono sviluppare problemi oculari o neurologici negli anni successivi.
Questa relazione inversa tra rischio di trasmissione e gravità delle conseguenze rende importante il monitoraggio sierologico durante tutta la gravidanza, con particolare attenzione nelle prime settimane di gestazione quando le conseguenze potenziali sono più serie.
Toxoplasmosi congenita e conseguenze nel feto
Quando il Toxoplasma gondii viene trasmesso dalla madre al feto durante la gravidanza, si parla di toxoplasmosi congenita. Questa condizione può avere conseguenze variabili, da nessun sintomo evidente a manifestazioni cliniche gravi.
Molti neonati con toxoplasmosi congenita appaiono normali alla nascita, ma possono sviluppare problemi negli anni successivi. Le manifestazioni più comuni includono lesioni oculari, in particolare corioretinite che può compromettere la vista, e problemi neurologici come idrocefalo, calcificazioni cerebrali, convulsioni e ritardo dello sviluppo.
Nei casi più gravi, il bambino può nascere con microcefalia, ingrossamento del fegato e della milza, ittero, anemia e anomalie neurologiche evidenti.
Il trattamento della donna in gravidanza con antibiotici specifici può ridurre significativamente il rischio di trasmissione al feto e la gravità delle conseguenze. Per questo motivo, la diagnosi precoce è essenziale.
Prevenzione
La prevenzione della toxoplasmosi si basa principalmente su misure igienico-alimentari, particolarmente importanti per le donne in gravidanza che risultano non immuni al test sierologico.
Cuocere completamente la carne è fondamentale. La temperatura interna deve raggiungere almeno 67°C per uccidere le cisti del parassita. Evitare carne cruda o poco cotta, insaccati crudi non stagionati e salumi non cotti come prosciutto crudo, bresaola e salame.
Lavare accuratamente frutta e verdura prima di consumarle crude, utilizzando acqua corrente e spazzolando quando possibile. Meglio ancora sbucciare la frutta.
Indossare guanti durante il giardinaggio e lavarsi accuratamente le mani dopo aver toccato la terra. Il terreno può essere contaminato da feci di gatto contenenti oocisti.
Per quanto riguarda i gatti domestici, non è necessario allontanare l’animale da casa. Alcune precauzioni possono ridurre il rischio: far pulire la lettiera quotidianamente da qualcun altro, poiché le oocisti richiedono almeno 24 ore per diventare infettive, alimentare il gatto solo con cibo commerciale o ben cotto, evitando carne cruda, non permettere al gatto di cacciare prede che potrebbero essere infette, e lavare le mani dopo aver maneggiato il gatto o i suoi accessori.
Evitare il contatto con gatti randagi o sconosciuti, particolarmente per le donne in gravidanza non immuni.
Utilizzare taglieri separati per carne cruda e altri alimenti, e lavarli accuratamente con acqua calda e sapone dopo l’uso.
Quanti casi di toxoplasmosi ci sono in Italia
In Italia, l’incidenza della toxoplasmosi in gravidanza è significativa. Si stima che ogni anno circa 2-6 donne su 1000 contraggano l’infezione durante la gestazione. Questo si traduce in centinaia di casi annui di toxoplasmosi congenita, sebbene grazie ai programmi di screening e al trattamento precoce, molti bambini nascano senza conseguenze.
La sieroprevalenza, ovvero la percentuale di persone che hanno già avuto l’infezione, varia notevolmente nelle diverse regioni italiane. Nel Nord Italia la prevalenza è generalmente più bassa, intorno al 30-40%, mentre nel Sud e nelle isole può raggiungere il 50-60%. Queste differenze sono legate a fattori culturali, abitudini alimentari e condizioni climatiche che influenzano la sopravvivenza delle oocisti nell’ambiente.
Le abitudini alimentari italiane, con il consumo tradizionale di salumi crudi e carne poco cotta, contribuiscono a mantenere una prevalenza relativamente alta rispetto ad altri paesi europei.
Trattamento
Nella maggior parte delle persone immunocompetenti, la toxoplasmosi acuta non richiede trattamento farmacologico specifico, poiché l’infezione si risolve spontaneamente e il sistema immunitario mantiene il parassita sotto controllo.
Il trattamento diventa necessario nelle donne in gravidanza con infezione acuta, nelle persone immunocompromesse e nei casi di toxoplasmosi oculare o con coinvolgimento di organi vitali.
Il protocollo terapeutico standard prevede l’utilizzo di pirimetamina associata a sulfadiazina, con l’aggiunta di acido folinico per prevenire gli effetti collaterali ematologici della pirimetamina. Nelle donne in gravidanza, il protocollo viene adattato in base al trimestre: nel primo trimestre si utilizza spiramicina, mentre dal secondo trimestre si può ricorrere all’associazione pirimetamina-sulfadiazina.
La durata del trattamento varia a seconda della gravità dell’infezione e delle condizioni del paziente, potendo estendersi da alcune settimane a diversi mesi.
Monitoraggio
Le donne in gravidanza sieronegative per toxoplasmosi dovrebbero sottoporsi a controlli sierologici mensili per tutta la durata della gestazione, al fine di identificare tempestivamente un’eventuale sieroconversione.
Se viene diagnosticata un’infezione acuta in gravidanza, oltre al trattamento materno, è importante eseguire ecografie fetali frequenti e, quando indicato, un’amniocentesi per verificare se il feto è stato infettato.
I bambini nati da madri con toxoplasmosi in gravidanza, anche se asintomatici, devono essere seguiti nel tempo con controlli oftalmologici e neurologici periodici, poiché alcune manifestazioni della toxoplasmosi congenita possono comparire tardivamente.
La toxoplasmosi rimane una patologia importante soprattutto per le sue implicazioni in gravidanza. La prevenzione attraverso corrette norme igieniche e alimentari, lo screening sierologico delle donne in gravidanza non immuni e il trattamento tempestivo dei casi di infezione acuta rappresentano gli strumenti più efficaci per ridurre l’incidenza della toxoplasmosi congenita e delle sue conseguenze.